La caffeina ha dimostrato migliorare le prestazioni di resistenza. Gli studi che mostrano questo dato risalgono già agli anni ’70 e i risultati sono stati confermati innumerevoli volte fino al giorno d’oggi. La caffeina attraversa facilmente tutte le barriere dell’organismo tanto che essa comincia ad essere assorbita già dalla mucosa della bocca, motivo per cui è consigliabile assumerla in forma liquida per massimizzarne gli effetti.
La sua emivita varia dalle 3 alle 5 ore, anche se diversi studi hanno dimostrato che è una tempistica indicativa poiché risente influenza di molti fattori tra cui: genetica, fumo (accorcia l’emivita), alimentazione, presenza di malattie epatiche (allungano l’emivita) e assunzione concomitante con alcuni farmaci come i contraccettivi orali (allungano l’emivita).
Caffeina e focus mentale
Il principale meccanismo d’azione neurologico della caffeina deriva dalla sua struttura chimica similare all’adenosina; questa caratteristica le permette di agire sui medesimi recettori, ma contrariamente all’adenosina che esercita un effetto di sedazione e rilassamento, la caffeina ha efficacia di antagonismo, impedendo questa azione e provocando sintomi di vigilanza e veglia. Questa inibizione dell’adenosina può influenzare i sistemi dopamina, serotonina, acetilcolina e adrenalina; in che modo? Quando il cervello è stanco accumula ADP il quale inibisce il rilascio di neurotrasmettitori eccitatori; la caffeina, agendo da antagonista e bloccando questa fisiologica modulazione, mantiene attivo il cervello nonostante la stanchezza.
A livello cerebrale agisce su: ippocampo (memoria), corteccia (velocità di ragionamento, funzione mentali superiori), cervelletto (coordinazione motoria), corpo striato (automatismi e tono muscolare) e nucleus accumbens (senso del piacere).
E per quanto riguarda la parte muscolare?
La caffeina opera aumentando la concentrazione citoplasmatica di ioni calcio e potassio a disposizione delle miofibrille muscolari con conseguente aumento della forza contrattile. Inoltre provvede, indirettamente, all’attivazione dell’enzima ossido nitrico sintetasi promuovendo produzione di ossido nitrico il quale, essendo un vasodilatatore, migliora l’afflusso di sangue al muscolo incrementandone l’efficienza.
Carboidrati e caffeina, quale correlazione?
Ormai è cosa nota nel mondo sportivo che l’assunzione di carboidrati durante l’esercizio fisico prolungato contribuisce a sostenere le prestazioni diminuendo la fatica e migliorando la capacità di endurance. È anche chiaro, al contempo e di conseguenza, che sia un vantaggio assorbire più carboidrati e lasciarne il meno possibile nell’intestino; questo per due ragioni:
- l’accumulo di carboidrati nell’intestino potrebbe causare problemi gastrointestinali compromettendo la performance
- metabolizzare più carboidrati comportano un miglioramento della performance.
Quindi, oltre ai glucidi stessi, tutto ciò che ne migliora l’assorbimento può migliorare le prestazioni sportive. Qui entra in gioco la caffeina la quale, secondo alcuni studi, riuscirebbe ad avere un effetto migliorativo di circa il 25%. In che modo?
Senza entrare troppo nel dettaglio, possiamo dire che l’assorbimento di glucosio (carboidrati) è legato in parte a un trasportatore, SGLT1, il quale tende a saturarsi in presenza di alte dosi di carboidrati. La caffeina agisce indirettamente su SGLT1 andando a inibire l’enzima fosfodiesterasi con conseguenza di maggior permanenza dell’attività di cAMP sulla membrana cellulare con effetto positivo su SGLT1 stesso.
Caffeina, carboidrati…e non solo.
In SPRINTDATE ATP BOOSTER 3.0 l’associazione di caffeina e carboidrati con Fruttosio 1-6 Difosfato e carnitina contribuiscono ulteriormente ad aumentare i livelli energetici.
Il Fruttosio 1-6 Difosfato agisce attraverso l’attivazione della glicolisi e il ciclo di Krebs, con conseguente riattivazione metabolica. La carnitina invece, grazie al suo ruolo biologico, facilita l’ingresso degli acidi grassi all’interno delle nostre centrali energetiche – i mitocondri -, dove vengono ossidati per produrre energia; svolge anche un’azione antiossidante nei confronti di cellule ad alto metabolismo, come quelle cardiache e muscolari.